A che punto è LinkedIn in Italia? Intervista con Mirko Saini

Non si definirebbe mai “LinkedIn evangelist”, perché pensando agli imprenditori, e soprattutto a quelli del bresciano che è la sua zona, sa che non verrebbe preso molto sul serio. Eppure oggi Mirko Saini, 43 anni, 4 figli e la passione del rugby nel sangue, è uno dei più conosciuti e apprezzati formatori LinkedIn del nostro paese.

Il suo blog LinkedInCaffè, puntualmente replicato su Pulse, è seguito da migliaia di persone, anche perché la strategia di Mirko è un misto di competenza e generosità: distribuisce liberamente contenuti ad alto valore aggiunto, ben sapendo che è il modo più efficace per creare follower affezionati, e risponde tendenzialmente a ogni richiesta del suo pubblico (non approfittatevi, però!). Una strategia che personalmente trovo vincente, in perfetto “c’è gloria per tutti”-style.

Con Mirko abbiamo fatto il punto sullo stato dell’arte della diffusione di LinkedIn in Italia, in un momento di grande e disordinata crescita di questa rete professionale. Quello infatti che fino a ieri mattina era un ristretto club di stimati professionisti si è aperto a nuove figure, non tutte con il dress code suggerito dalla real casa, e più di una con vizietti facebookiani e relativi gattini, tramonti, selfie e chiacchere da bar. Cose che su LinkedIn non si fanno, non sta bene: diciamolo chiaro e tondo.

Mirko però non si scompone e da buono strategist vede in questa invasione (barbarica?) un’opportunità, non un problema. Soprattutto per le piccole e medie aziende. E ci spiega il perché in questa intervista.

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