Penso di aver partecipato a un sufficiente numero di concerti in vita mia per percepire immediatamente la temperatura del pubblico. Intendo quel feeling, quella sintonia, nei casi più rari e fortunati quell’osmosi che si crea tra esecutore e platea e che non sempre è proporzionale alle doti tecniche o interpretative di chi è allo strumento.
Venerdì 10 giugno prima del concerto (ma forse sarebbe meglio parlare di evento multimediale, o di evento simpliciter) “Armonie Giottesche” con Marcelo Cesena, la curiosità era palpabile. Le premesse c’erano tutte: un pianista brasiliano che visita la cappella degli Scrovegni, rimane incantato dagli affreschi di Giotto e decide sull’istante di dedicare un’opera a questo capolavoro. Il pubblico ha quasi riempito gli oltre cinquecento posti dell’Auditorium Pollini di Padova. L’operazione, proposta dall’Associazione culturale Antonio Rosmini, oltretutto era ad alto rischio. Giotto è sacro. A Padova, poi. Pensare a una traccia musicale che in qualche modo spieghi o anche solo commenti gli affreschi è impresa temeraria. Figuriamoci un’opera che in dodici scene ne ripercorre passo passo la narrazione, dalle storie di Giuseppe (La promessa) al Giudizio universale (L’ultimo giorno).
Ebbene, già dal primo brano la sintonizzazione è stata immediata. Una chimica che a mia memoria ha pochi riscontri. Marcelo si impone come strumentista, per disponibilità tecnica e nobiltà del timbro. Il suo linguaggio compositivo non deve ingannare. Non siamo di fronte a un Allevi made in Brazil. L’impatto delle armonie giottesche è certo dovuto a un linguaggio di immediata presa, ma non devono sfuggire la complessità armonica, la trama dei rimandi tematici interna ai brani e tra brani diversi, il giocare in contropiede rispetto alle aspettative: una Resurrezione così sommessa è da considerarsi quasi più pierfranceschiana che giottesca.
Ciascuna delle dodici scene è stata introdotta da brevi, dense citazioni ben enunciate dal giovanissimo Paolo Malvisi. Da Calderón de la Barca a Martin Luther King, dal Cantico dei Cantici a Ovidio a Nazim Hikmet fino al Dies Irae, illuminazioni in controcanto e quasi in chiaroscuro rispetto agli affreschi e alle composizioni. Pienamente integrati nell’evento, non solo con funzione di commento estetico, i “quadri” giotteschi disegnati da Massimo Toniato con la guida del direttore artistico Filippo Stoppa e la consulenza dei giovani professionisti di Studio 7am. Attenzione, non siamo di fronte alla trovata del Giotto in 3D, accorgimento peraltro usato con parsimonia. Quello in cui Toniato ci accompagna è piuttosto un percorso dello sguardo, che anche nella bidimensionalità dell’affresco va a distinguere i piani, peraltro dettati con tutta evidenza da Giotto stesso, si concentra sui particolari, ritorna alla visione d’insieme, individua man mano tutto il campionario dell’umano che con il pittore fiorentino irrompe con naturale prepotenza nella storia dell’arte occidentale.
Un percorso dello sguardo, appunto. E del cuore. I brani declamati da Malvisi portano alle armonie di Cesena. Il pianoforte ci accompagna, senza coprire o commentare, allo sguardo tridimensionale del videomaker. La grafica ci permette di scoprire con occhi nuovi le scene di Giotto, le interazioni degli occhi, si tratti di Maria sotto la croce o delle madri disperate nella Strage degli innocenti. E le scene di Giotto con assoluta, vincente naturalezza ci portano allo sguardo di Gesù e dei suoi amici. Come nel fenomenale brano di Luigi Giussani che introduce Crocefissione e morte: «Se voi vi immaginate di essere sotto la croce e di guardar su al volto di Cristo che sta per morire, se guardate ai suoi occhi che vi fissassero, che per un istante vi fissassero, e voi li guardate per quell’istante, non ve li potete più togliere; per tutta la vita poi, guardando il sole, guardando il cielo, guardando il mare, guardando le stelle, guardando le mura di casa vostra, la spada di quello sguardo non si dimentica più. Non come un terrore che avanzi, ma come una strana bontà che vince».
E qui, a questo punto, esecutori, artisti, professionisti, pubblico, verrebbe da dire anche sponsor (su tutti la lungimirante Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo) vengono a convergere sulle conclusive quanto programmatiche parole di saluto di Cesena: «L’arte di Giotto è completa in sé, l’ultima idea che mi passa per la mente è aver voluto spiegare o commentare questi affreschi». Accompagnare, piuttosto. Prendere per mano lo spettatore aiutandolo, come ha ricordato il presidente Rosmini Andrea Pin, a scoprire un capolavoro. E soprattutto, per chi crede di conoscerlo già, a riscoprirlo con occhi nuovi.
Il concerto Armonie Giottesche è già stato proposto per un pubblico ristretto di sole autorità lunedì 4 aprile nella Cappella degli Scrovegni. Una successiva data è prevista per venerdì 17 giugno alle 21.00 in piazzetta Conciapelli a Padova, in collaborazione con Valentini Poliambulatorio Centro Medico: in quell’occasione Marcelo Cesena non ripresenterà il concerto integrale ma eseguirà vari brani di “Armonie Giottesche” in dialogo con il pubblico. Sabato 25 giugno, grazie a Officina Giotto, l’Associazione Rosmini proporrà Armonie Giottesche in un evento a porte chiuse riservato ai detenuti della casa di reclusione di Padova.
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